Calciopoli, assoluzioni e condanne: giustizie diverse

La sezione IX del Tribunale penale di Napoli, presieduta da Teresa Casoria, ha riconosciuto che il campionato 2004-2005 non è stato alterato, la regolarità delle singole partite incriminate, la correttezza della formazione delle griglie arbitrali, la regolarità delle designazioni arbitrali. La Corte dei Conti del Lazio ha emesso un verdetto il 17 ottobre 2012 con cui condanna a un risarcimento pari a 3,970 milioni di euro gli ex designatori e gli arbitri a giudizio (14 in totale) da versare alla Figc per aver arrecato alla Federcalcio un danno di immagine.

Mi domando nell’ordine:
1) in considerazione dell’assoluzione in sede penale di Marco Gabriele, ex arbitro nonché opinionista televisivo, per non aver commesso il fatto per quale recondito motivo costui debba essere compreso tra gli imputati condannati a risarcire la Federcalcio?

“Per il Gabriele, così come è stato ritenuto per altri ufficiali di gara, il possesso e l’uso di schede telefoniche riservate messe a disposizione da un dirigente di una società sportiva significa accettare la costituzione di un rapporto privilegiato contrario alla posizione di terzietà, correttezza e probità che si impone a chi deve garantire la neutralità nello svolgimento delle proprie funzioni.
Anche per il Gabriele sono stati accertati numerosi contatti telefonici con Luciano Moggi, segno evidente che tutti coloro che avevano accettato l’uso di utenze telefoniche riservate dallo stesso fornite avevano consolidato l’abitudine di comunicazioni segrete, in violazione perlomeno dell’art. 1, comma 1, CGS e dell’art. 40 del regolamento AIA. Altro episodio legato alla posizione del Gabriele è quello del contatto con Bergamo in previsione della partita Roma-Juventus del 05.03.2005, per la delicatezza della quale il medesimo era stato preavvertito (dalla Sig.ra Fazi che aveva parlato al telefono con la moglie e poi direttamente con lui) di tenere sempre con se il telefonino anche durante la gara e che fosse un telefonino “sicuro”. Ora, se nei fatti, così come descritti nelle intercettazioni telefoniche, non si ravvisano specifici elementi di condotta illecita non può, però, non sottolinearsi come non sia deontologicamente corretto che il designatore arbitrale imponga ad un arbitro (nella specie, fungente da quarto ufficiale di gara) di tenere un certo “comportamento organizzativo” per una gara e che questi accetti certi “suggerimenti”. L’uso di un telefonino “sicuro” evidenzia, poi, l’accordo per comunicazioni “riservate” contrarie ai principi di lealtà e trasparenza sportiva.
Per i fatti accertati a suo carico, il Gabriele deve essere condannato al risarcimento del danno all’immagine per cui è causa nella misura di euro 50.000,00”. Altri tesserati coinvolti non hanno subito analogo trattamento, come riportato nella memoria difensiva del 14.01.2011, perché dunque giungere a un paradosso generando confusione?.

2) posto che a questa sentenza gli imputati possono presentare ricorso, perché non contenere i rischi derivanti dall’esplosione del duplice incarico del giudice Ivan De Musso scaturite dalle dichiarazioni rilasciate al Corriere dello Sport da parte dell’ex arbitro Paolo Bertini che ha esplicitato quanto con una reiterazione ormai periodica si presenta in questo Paese sotto il nome di conflitto di interessi? Assolto dalla giustizia sportiva, condannato a Napoli e ora anche dalla Corte dei Conti, l’ex direttore di gara aretino è ricorso ad una argomentazione sempre valida quando si tratta di litigi all’italiana.
3) che ne sarà della richiesta di risarcimento della Juventus se come riferisce Mario Stagliano a Panorama cadrà nel dimenticatoio?

Tutto parte da Milano, passando per la procura e per via Inselci. Dentro quel pc sottratto all’allora responsabile della sicurezza Giuliano Tavaroli si conservava materiale funzionale all’inchiesta madre su cui imbastire il processo Telecom.

Il 24 ottobre prossimo è fissata la prossima udienza del procedimento con il quale De Santis auspica di essere risarcito dell’attività di spionaggio illegale che l’Inter avrebbe effettuato ai suoi danni. La sentenza Vieri ha destato una certa leggerezza nei riguardi di una giustizia ancora dicotomica inducendo a ribadire intenzioni vedi Moggi, vedi prima ancora Bergamo. Rinvigoriti dalle dichiarazioni di Tavaroli e del fido Emanuele Cipriani, titolare dell’agenzia Polis d’Istinto che hanno disegnato negli anni tronchettiani quel sistema di controllo su ogni antagonista. Dossier illegali, li chiamano. Dossier illegali furono quelli commissionati dall’Inter, stando al racconto (il loro) reso in aula.

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