Figli di NN

Figli di NN, parlamentari peripatetiche, noi siamo le parti sociali ci introducono a un linguaggio della politica esecutivo, sfrontato, misurato sulle frequenze della strategia dell’aggressione che così sapientemente il progetto Gaia ha insegnato ai nuovi adepti. Utenti fidelizzati e organizzati in MeetUp – magari -, utenti trasformati in capogruppi come Roberta Lombardi e Vito Crimi che esprimono la linea Cinque Stelle nella modalità massimalista: no al compromesso, no all’ascolto, no al dialogo. Fin quando si è fuori dal Palazzo, come correttamente sottolineato da Pier Luigi Bersani, la normale dialettica può essere accettabile, quando si diventa parte dell’ingranaggio, organico al sistema, no.

Sul tema della trasparenza nutro tutti i dubbi del caso, perché si accompagna a responsabilità, concetto che i grillini nella prima conferenza stampa in cui si interagisce profilano alla loro maniera. Con un’interpretazione noi siamo le parti sociali che svela le medesime incongruenze sottolineate in precedenza.

Alla maniera di quelli che si svincolano per muoversi con disinvoltura senza impelagarsi in obblighi derivanti, per esplicitare i minimi possibili in questa fase, da alleanze funzionali a legge elettorale e sostegni alle imprese. In una delle giornate tra le più delicate per l’amplificarsi del rischio del declassamento e delle conseguenze sul piano finanziario che ne derivano, si continua a giocare. Si gioca alla decrescita, si gioca all’uscita dall’euro, si gioca a guidare l’esecutivo. No, non è Ballarò, il talk della rappresentazione politica.

Questo è quanto, sommariamente, si percepisce in un giudizio che andrà pure sedimentato da ulteriori fatti e posizioni dalle consultazioni in streaming, che reputo tutt’altro che sintomatiche di trasparenza. Quando si è già tracciata una linea, allora si può optare per una diretta di quanto già deciso senza timore di esporre frammentazioni.

Poi nel pomeriggio post consultazioni si è letta la tesi del capo. Nel suo genere affascinante perché contestualizzato in un post il cui linguaggio continua a rivelarsi aggressivo, acceso, iperbolico: il linguaggio del comico che fa politica in cui l’abbondanza di turpiloquio, da censurare nella politica delle istituzioni vedi il caso Battiato, segna la modalità di differenziazione del leader dal M5S che siede con i suoi parlamentari nei luoghi del potere. Grillo, con Casaleggio e i suoi, è bravo, è bravissimo nell’illudere di essere organico ma distinto rispetto alle dinamiche grilline nelle consultazioni e in Parlamento. Ma è un’illusione che dura il tempo di un post.

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